Nell’autunno 2020 la seconda ondata di Covid-19 ha colpito l’Italia e per contenerne la diffusione è stata decisa la chiusura delle scuole superiori.
Riaperture e chiusure si sono poi intervallate nel corso dei mesi, accrescendo il senso di disorientamento, insieme a percentuali di studenti ammessi a frequentare che variavano di continuo, orari d’ingresso scaglionati, sanificazioni, regole di distanziamento sociale e mascherine.
Numerosi sono stati, quindi, i “primo giorno di scuola” e tutti vissuti come tali, con l’emozione del primo giorno. La felicità di rivedere i compagni dopo settimane o mesi di chiusura; l’ansia condivisa per un’interrogazione; il ripasso prima di una verifica; l’intervallo in “bolle-classe” per limitare i contatti e contenere i contagi; l’esultanza per un goal fatto o una schiacciata andata a segno nel tentativo di riappropriarsi di quanto andato perduto in DAD, ovvero un universo di relazioni che è parte integrante della crescita di un individuo.
Seppur tra mascherine e igienizzanti, studenti, professori e bidelli sono andati alla ricerca di una normalità che ha ridato alla scuola la sua funzione non solo di luogo del sapere, ma anche e soprattutto di spazio di socializzazione.